Inter-Sampdoria, ultrà abbandonano lo stadio: cos’è successo
Fin qui, niente da contestare. E’ morto un uomo, una persona, che merita anche soltanto per questo il rispetto dovuto ad una vita che non c’è effettivamente più. Quel che però da comprensibile si è trasformato in discutibile, è l’atteggiamento assurdo degli ultrà nei confronti di chi meritava di continuare a godersi la partita della propria squadra del cuore. Dopo aver ritirato gli striscioni e smesso di cantare praticamente fin da subito, gli ultrà hanno deciso di svuotare l’intero settore durante l’intervallo della partita. Lo hanno fatto con modi anche rudi nei confronti di genitori e bambini, e più in generale di persone che avevano pagato un biglietto.
In alcuni casi, facendo enormi sacrifici per esaudire un piccolo sogno e soddisfazione personale, frantumato malamente da chi, forse, ha dimenticato – o proprio non lo sa – cosa significhi per tanti cittadini andare a vedere una partita fra costo del viaggio e del biglietto. Niente e nessuno impone agli ultras di casa Inter di non ricordare un uomo, protagonista di 26 anni di carcere dovuti a dieci capi di imputazione fra cui associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, associazione a delinquere, porto e detenzione illegale di armi e chissà quant’altro. Ma ciò non importa un granché. Perché lo ripetiamo, un uomo senza vita merita rispetto e, se gli si è voluto bene, pure cordoglio e affetto. Ma ciò non significa che si debba costringere tutti, anche con la forza, a lasciare uno stadio. Per nessun motivo al mondo.
Ma come fare per evitare storie del genere?
In attesa di capire come verrà risolta questa brutta storia, fra omicidio e tifosi costretti a lasciae lo stadio, si può dire senza ombra di dubbio che gli stadi italiani sono pieni di avvenimenti tristi come questo. Come impedire che si ripetano? Non c’è una legge scritta probabilmente, ma sulla carta due sistemi che potrebbero funzionare meglio sono quello inglese e quello tedesco. Il primo è nato dalle macerie di vere e proprie tragedie – disastro di Hilssborough su tutti – che con lo sport avevano poco a che vedere. Vennero presi una serie di provvedimenti legislativi che però erano ancora ben lontani a quello che sono oggi gli stadi inglesi. In seguito furono riprogettati e ricostruiti gli stadi. Un successo quasi tutto a spesa dei club britannici, ma che ha portato anche ad una maggiore sicurezza. Uno splendore tutto inglese, che con il tempo ha dato vita ad una selezione per niente scontata di un pubblico migliore e meno violento (stadi migliori, costi più alti).
Oggi il sistema di sorveglianza è talmente efficace che non c’è praticamente spazio per gli scempi di un tempo. Per quanto riguarda il modus operandi tedesco, che in comune a quello inglese ha avuto alla base la ristrutturazione degli impianti realizzata per i mondiali del 2006, è praticamente opposto. In Germania è stato deciso di migliorare la situazione attraverso la politica di prezzi bassi e dei settori dove non è possibile sedersi. Di salvaguardare i cittadini provenienti da qualsivoglia ceto sociale, in particolar modo i più giovani. I tedeschi, pur ispirandosi agli ultrà italiani, hanno però creduto e dato adito ad una responsabilità individuale. Stadi e forze dell’ordine sono attrezzati al punto giusto per poter impedire ogni tipo di rivolta. Andando a prendere però i singoli e non le curve. Viene fatto anche in Italia.
Esiste una soluzione?
Una soluzione, infine, ci sarebbe anche. Ma non in base ai modelli. Per fare bene le cose, non ci sono mai punti di riferimento, ma devono obbligatoriamente esistere idee e volontà di cambiare le cose. Nemmeno Inghilterra e Germania sono immuni da brutti ricordi, ma hanno saputo come cambiare tutto e ribaltare la loro stessa storia. Prendendo decisioni politiche e legislative, rinnovando gli stadi e approcciando più sicurezza in ogni dove. In Italia, la politica è praticamente ferma in tal senso.
Di leggi rinnovate non se ne vede nemmeno l’ombra; per gli stadi, solo Inter e Milan – fra le squadre più gloriose di sempre – chissà quanto dovranno attendere per uno nuovo. E infine, la sicurezza va clamorosamente a gamberi. Senza dimenticare gli esponenti di estrema destra che nelle varie curve italiane fanno un po’ ciò che vogliono. La violenza, il razzismo, l’estremismo sono presenza fissa nelle curve. Non c’è bisogno di un guru per capire ciò. Eppure, ad andarsene in Inter-Sampdoria, sono stati genitori e bambini in primis. Per giunta costretti con la forza, come gazzelle con i leoni. E ringraziamo che non sia successo niente, perché altrimenti altro che savana…